A parità di condizioni
Apprendo solo ora, come al solito, che la Corte Costituzionale, con sentenza 227 del 2010, ha sostanzialmente subordinato la costituzione italiana ai regolamenti, norme e trattati della UE in virtù dell’art 11 della Costituzione che se non erro, ora guardo meglio, a sua volta fu modificato agli inizi del 2000.
“..l’articolo 11 consente, in condizioni di parità con gli altri stati, limitazioni alla sovranità nazionale, necessarie per assicurare una pacifica coesistenza tra le Nazioni. A esso, la giurisprudenza costituzionale ricollega la modalità di ingresso nell’ordinamento italiano del diritto dell’Unione europea con valore di fonte sovraprimaria: «Questa Corte, fin dalle prime occasioni nelle quali è stata chiamata a definire il rapporto tra ordinamento nazionale e diritto comunitario, ne ha individuato il “sicuro fondamento” nell’articolo 11 Cost. È in forza di tale parametro, collocato non senza significato e conseguenze tra i principi fondamentali della Carta, che si è demandato alle Comunità europee, oggi Unione europea, di esercitare in luogo degli Stati membri competenze normative in determinate materie, nei limiti del principio di attribuzione» (Corte costituzionale, sentenza n. 227/2010)…”.
Io rimango basito. Ed è dire poco. Innanzi tutto mi sembra ci si ritrovi davanti ai provvedimenti silenti di Ciampi e Andretta che hanno contribuito a destrutturare la politica, la società e l’economia italiana. Secondo. Vedo invece che i provvedimenti UE vengono regolarmente controllati a preventivo dalla corte costituzionale tedesca. Due esempi: il MES, che nella forma attuale ha le modifiche “suggerite” dalla CC tedesca per rendere il resto conforme alla costituzione federale e l’acquisto di titoli pubblici degli stati da parte della BCE, bocciati dalla CC tedesca e dunque dichiarato inaccettabile misura a livello eurooeo. L’art 11, seppure modificato, prevede la dicitura “a parità di condizioni”. Ma qui mi pare che questa parità ce la sogniamo.