E’ SOLTANTO UNA DATA SUL CALENDARIO

E’ SOLTANTO UNA DATA SUL CALENDARIO

 

Finisce un anno che ci ha detto e dato tanto. Questo non significa che sia tutto bello, anzi. Potremmo scrivere di come la politica abbia indirizzato l’economia. Di come i politici siano diventati fenomenali a fare l’opposizione ma quando si tratta di definire ed organizzare alla fine non si arrivi mai a 31. Di come siano riusciti a mescolare usi e costumi al grido di “integrazione” mentre invece hai finito per annacquare tutto appiattendo la gente irreversibilmente verso il basso. Potremmo scrivere di quanto sia difficile percepire quel senso di impotenza quando attraversi una via buia e ti rendi conto che non sei sicuro. Magari potresti scrivere di come sono cambiate percezioni e visioni per il solo fatto che vedi le cose con qualche anno in più, ma sarebbe sbagliato “spegnere” il disgusto in nome di un finto perbenismo.

Perchè il retrogusto amaro rimane quando ti accorgi che invece di andare avanti abbiamo fatto come il più imbecille dei gamberi ed oggi siamo legati ad un sistema che ti dice di tutto ma non approfondisce su niente.

La patina di “semplicità” che porta lo scrivere sempre ed ovunque (che sia un social, un podcast, un video caricato su Youtube) ha sdoganato il concetto che se “non vuoi leggere/sentire basta che non lo fai”.

Non dovrebbe essere così: bisognerebbe che il filtro ci fosse su chi dice non su chi ascolta.

A parte le idiozie che ho scritto qui sopra, il filo conduttore è una squadra di calcio che però non è una semplice squadra di calcio. Ognuno di noi può dire un aggettivo diverso descrivendo cosa prova per il Grifone. Così come potrebbe farlo un bergamasco per la Dea, un romano per la Roma, un Granata per il Toro. Onestamente resto nel mio e parlo di Genoa, che reputo (a mia ragione) un’emozione tutta diversa da qualsiasi altra.

Vivere gli ultimi 5 mesi come abbiamo fatto in generale è un modo “tossico” di vivere un’emozione: cosa è successo lo sanno anche i sassi, ma bisognerebbe fare un piccolo riepilogo (assolutamente personale e senza approfondimenti tecnici e finanziari) tanto per chiarire i modi ed i tempi.

Intorno ai primi di maggio la proprietà del Genoa viene accusata da un creditore di Londra. La questione è l’investimento MILIONARIO (su cui però si fa tutt’oggi un silenzio assordante) sul nuovo stadio dell’Everton. Il nocciolo della questione è che dopo il fallimento dell’operazione “Bonza Airlines” in Australia la proprietà del Genoa viene accusata di avere messo in piedi una sorta di Schema Ponzi. Da li in avanti cominciano le battaglie legali fra “forze” finanziarie pesanti. A-Cap “scopre” il fianco a competitor aggressivi. Il problema è che A-Cap per statuto non potrebbe investire in attività rischiose come l’entertainment (leggi calcio). Fortunatamente non ci interessa più, ma che oggi stiano “attenzionando” su più Stati le attività del colosso pensionistico americano è un fatto.

Così come è un fatto che ad inizio estate la società Genoa si ritrova davanti un rubinetto che gocciola ma non passa più acqua. Soprattutto si ritrova ad ascoltare una proprietà che non può agire (777), un eventuale “avallo” che deve tutelare prima il suo investimento a fronte di qualsiasi numero (A-Cap), un piano concordato con l’AE che se non rispettato porta le manette ai responsabili ed al crollo dell’azienda stessa (Genoa).

Il gioco delle parti prevede una sorta di “isolamento” imposto per il Genoa e le attività sono evidentemente mirate alla sopravvivenza. Partono i migliori, le condizioni non le dettano i nostri perchè quando sei dalla parte sbagliata della mannaia puoi solo sperare che la ferita sia lieve.

Così che mentre si cerca di lustrare l’argenteria (parole di Spors a Sky. Non di Ottolini. Spors che scopriremo dopo avere una figura importante per A-Cap mentre l’altro è il direttore della società che deve sopravvivere. E l’unico modo è quello di salvare la categoria), parte il campionato ed arrivi a novembre che sei ultimo in classifica, lo spogliatoio non esiste e l’allenatore fa quello che può.

Sbaglia nel definirsi “solo” soprattutto sbaglia a mio parere perchè invece che stringersi e chiudere il bunker spalanca il portone e permette ai nemici di guardare dentro.

E’ questo il punto più basso di tutti: quello che porta all’ingaggio di ex calciatori, quello che permette a tutti i “risentiti” di parlare a cazzo e le parole diventano realtà, quello che porta tanti a diventare sostenitori di idee (le proprie) e non del Genoa stesso. Si sente il bisogno di avere un obbiettivo, una persone a cui dire “vattene”, si cerca una soluzione al “male del Genoa” sostenendo le idee più bizzarre.

L’attacco subito con l’assegnazione dello Stadio (e di fatto ribaltata dall’inoltro autonomo voluto dall’AD) è il primo segnale che smuove l’attenzione. E se il nemico non fosse ancora nel bunker?

E’ quello il momento di serrare le fila. Purtroppo ne paga le conseguenze Gilardino, ma chi arriva è un uomo di calcio a cui lo spessore non manca. La “sveglia” la vedi subito dal come da 12 indisponibili ne restano 2/3. La vedi soprattutto dai punti che hai fatto fino ad oggi. Il vero risveglio però lo hai avuto un paio di settimane fa, quando il “progetto-sopravvivenza” ha preso forma con un ribaltamento societario, un aumento di capitale che potevi fare con soldi veri e non garantiti (in realtà TUTTO oggi è garantito: la differenza credo che sia la base data da un’attività esistente ed industriale rispetto ad una prettamente finanziaria).

Ora che le acque sembrano essersi calmate, soprattuto ora che il Genoa ha una garanzia reale che gli permetterà sopravvivenza ed un attimo di respiro, la squadra ha la possibilità di fare quei punti che ci dovranno garantire la Serie A e magari l’impostazione di un piano triennale che porti assestamento, solidità e sostenibilità.

Cose che fai investendo il giusto traendone guadagno quando i tempi te lo consentono.

Da quello dovremo trarre i giudizi sulla nuova proprietà, sui nuovi (o vecchi) progetti, sul futuro del Vecchio Grifone.

Mi aspetto un futuro prossimo relativamente semplice, ma questo è solo il mio augurio.

La struttura dovrebbe restare quella “operativa” già in opera ad assolutamente INATTACCABILE per modi, accordi ed aggiungerei stile. Lo staff tecnico e quello societario che vede in punta alla piramide Blasquez che risponde alla proprietà.

Il Board con Zangrillo e Ricciardella ed in aggiunta chi deciderà Mr Sucu; vorrei solo gente che sa quello che si deve fare per fare funzionare un’azienda. I tifosi facciano i tifosi che non ci abbiamo mai capito un belino.

E ricordo a tutti che “bastava saperlo” non è una cosa plausibile: un’azienda in difficoltà è più aggredibile da creditori, fiduciari, sciacalli e simili. “Meno si sa e meglio è”: è un concetto che vale per qualsiasi azienda.

Il mio polemico 2024 finisce ricordando frasi che ho sentito ripetere più volte in questi ultimi 5 mesi:

“L’unica salvezza è che Blasquez se ne vada, si porti via tutti i suoi. Ottolini vada a fare il DS alla Pistoiese e rientri Spors. Ricciardella si cambi pettinatura e torni a fare il procuratore che di vedere i suoi ex soci sempre in sede ne ho le palle piene. Soprattutto fuori dalle palle i 777 e dentro gente di A-Cap il prima possibile. Dammi retta”.

Ecco: credo le ultime righe le abbiate viste, lette, sentite anche voi almeno un centinaio di volte.

Adesso, tanto per chiudere l’articolo: cosa vogliamo chiedere all’anno nuovo?

Per quanto mi riguarda vorrei solo vedere tanti sorrisi rigorosamente a tinte rossoblu.

Sorrisi per tutti.

Che belinate le diciamo un pò tutti. Quello che conta è…saperlo (ed ammetterlo ogni tanto).

 

BUON 2025 da FDT a tutti.

Ma soprattutto…Buon 2025 Beyond GENOA!!!!

 

 

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FdT

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