17 anni

Nel luglio 2003 Preziosi acquista il Genoa per 700 mila euro (il prezzo di una villetta) e 30 milioni di debito.

Genova – patria del Grifone e dei Veri Genoani – appena retrocessi in Serie C1, dopo una serie di brutte figure post-Spinelli, non disponeva di quelle risorse o non aveva la faccia per correre quel rischio.
Dubito che ce l’abbia domani.
Inutile ripercorrere la storia di questi 17 (che brutta cifra!) ultimi anni, che ci hanno visto nuovamente esistere e significare a pieno titolo – per buoni o cattivi motivi – sulle pagine dei giornali e sugli schermi a led del Calcio maggiore. Il che, insieme ad un rinnovato entusiasmo del pubblico, ha ricostituito una consistenza commerciale ed una prospettiva di decorosa sopravvivenza.
All’inizio fu anche entusiasmo e coinvolgimento umano; alla lunga, non son rimasti che affari, poi affaracci.
Anche grazie ad una città dove il genovese rimasto ha sempre più anni e sempre meno soldi, il resto son calabresi-rumeni-albanesi-ecuadoregni ed altri confluenti; la gioventù autoctona che resta o è indifferente o è disperata nei suoi eccessi. E tutti quanti – come altrove – subiscono problemi più stringenti, con una ridondanza di offerta calcistica che allevia e distoglie assai più che l’antica passione.
Inoltre è svaporata la stampa, la borghesia ed i mestieri…l’appartenenza, salve poche isole, è solo quella estrema, irrazionale e proterva.
Comunque 17 anni di girandole fruttano circa 200 milioni, di cui magari 100 imbertati ed il resto indispensabili a continuare la giostra di 16 anni consecutivi in serie A; con espedienti, cadute amministrative e trucchi più o meno leciti, ma il sistema fognario del Calcio è questo. Quindi va bene uguale, per ogni società…il meno scemo resiste, il più furbo resiste a lungo.
Ma perchè: Joe Biscotti della Fiorentina, Frank Trapanese della Roma e Tom Bonocore del Bologna sono tifosi-mecenati? Il Milan I.F.F. (international fallimentar found) è della Bovisa? La Elkann Eredi Corp. apparentata ‘Ndrinazza è un club di sportivi illuminati?
Il merito è saper scavare, sennò non puoi scovare : Borriello, Pavoletti, Immobile, Milito e Piatek (rimanendo ai centravanti) sono pepite nella gerla del terriccio. Quando va male – o non ne hai più voglia – ti resta la mota dei tanti Pinamonti inespressi: se, accanto al Figueroa fracassato, fai buon peso con Milito, eppoi per Sturaro ti limiti a pregare che non resti storpio, vuol dire che che non ne hai più o non ti va.
Le gestioni sono raffazzonate e sporche per tutti: Percassi compra Muriel al Gaspa, come Preziosi gli comprò – a suo tempo – Palacio: i salti di qualità si fanno così. E si fanno per fare soldi, non per la gloria o per la gioia dei fans, che rimane un effetto collaterale. Tanto, per quel che contribuiscono…
Una lunga sfilza di allenatori imbecilli non hanno aiutato a tenere la barca a galla; il guaio vero è che la qualità tecnica ed umana del calciatore medio peggiora gravemente di anno in anno: tra africani e slavi a poco prezzo e con i giocatori nostrani con fondamentali sempre più mediocri e procuratori sempre più avidi, le possibilità di sfangarla sono legate alla fortuna.
Dote di cui il Genoa – notoriamente – non è provvisto in abbondanza.
Il tempo di questo presidente è finito, da un pezzo; un genoano attento ha individuato il punto di collasso con il famoso Genoa-Siena “delle Maglie”, peraltro collaterale a “jenny a’carogna” o al derby interrotto dai fans del “cecato”: ma pare che la coscienza societaria cristallina debba albergare solo qui.
Ora non resta che ricominciare: dal poco-e-niente che offre il contesto locale, o da una resa dei conti definitiva, attraverso la catarsi di una serie semiprofessionistica, al pari di altre nobili Società in condizioni analoghe. Tertium non datur, finchè il calcio produrrà profitti sistemici, puliti o luridi.
In attesa che tutti ne prendano atto, ci si augura che l’agonia non sia prolungata, nè stupidamente dolorosa.

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