
Dedicato ai genoani e ai giornalisti “realisti”

Mi permetto di copiare e condividere questo post.
Non servono altre parole.
Sarò scemo, ma oggi era la partita a cui tenevo di più. E stasera vado orgoglioso del mio Genoa. Ancor più per come l’ha vinta.
Oggi è un po’ come se il Genoa avesse fatto cento vittorie in una.
Ha battuto una squadra che merita di andare in serie B dopo anni che falsa i campionati tra ipocriti cori plaudenti.
Ha battuto l’italica abitudine di dare per scontato che “chi ha più motivazioni è normale che vinca con chi è più forte”, dimostrando che il cartone non brilla, sia che lo usi per costruirci i tifosi sia che ti ci ritagli una stella.
Ha battuto anche un sistema che sta provando fino all’ultimo a sovvertire il verdetto del campo salvando l’insalvabile.
Ha battuto chi usa regolamento e Var come fossero yo-yo
Ha battuto qualche genoano, con la g rigorosamente minuscola, che sul porticciolo di Nervi scriverebbe “Più fai bene, più mugugno”. Che sul casco mette l’adesivo “io non ho cugini” ma guai se gli tocchi lo “zio”.
Ha battuto soprattutto anni e anni e anni di soloni che sentendosi come Gesù nel tempio, come Einstein al Cern di Ginevra, come Brad Pitt in un college femminile, come Guardiola in cattedra a Coverciano, come Steve Jobs alla guida della Apple e ovviamente come, anzi meglio di Gianni Brera alla sua Olivetti, hanno sentenziato su tutti i dirigenti, gli allenatori, i giocatori del Genoa.
Quelli che dopo il modello Parma, il modello Catania, il modello Palermo, sono con nonchalance passati al modello Udinese, al modello Empoli, al modello Sassuolo, al modello Cagliari, al modello Chievo…
Quelli che altro che algoritmi.. nel calcio contano i manager italiani, e che vuoi mettere i Sabatini o i Carnevali rispetto a qualche presuntuosetto straniero e occhialuto.
Quelli che chi sono Frendrup e Gudmunsson? Quelli che Badelj non può giocare, che basta Inkuban, che Bani in serie A, che Dragusin ha già fallito a Genova. E che per fortuna ora dicono peste e corna di Retegui o De Winter, perché pur di buttare qualcosa nel ventilatore, loro sanno per certo che valgono venti volte di più Vitinha o Matturro (coraggio Vitor, coraggio Alan, non vi spaventate, anche gli orologi rotti due volte al giorno segnano l’ora esatta).
Quelli che per anni hanno preso in giro e sputato sentenze su Gasperini, Juric, Thiago Motta o Blessin, hanno fatto invano infinite punte agli spilli per appendere Gilardino alla bacheca del pubblico ludibrio (usandolo però se necessario per criticare la società che se lo sarebbe lasciato scappare), dando degli asini ai tifosi e spiegando che il calcio lo hanno inventato Andreazzoli, Di Francesco, D’Aversa…
Quelli che Ballardini è un grande allenatore perché va a teatro, gira nei vicoli di De André, ha il nonno partigiano e non si siede su una poltrona. Che è un grande uomo perché anziché dimettersi chiede di essere licenziato, facendosi interprete e paladino dei percettori del reddito di cittadinanza. E se ha fallito ovunque, non facendo mai un campionato intero in nessuna squadra d’Italia, è tutta colpa di Preziosi che lo ha definito scarso.
Quelli che ogni volta che vengono smentiti dai fatti fanno finta di aver sempre detto il contrario. Ma che anche oggi in fondo in fondo, sanno di aver fatto l’ennesima figuraccia.
E poi oggi il Genoa ha finalmente vinto la sfida contro chi non gli aveva mai fatto giocare una partita la domenica alle tre
È entrato nel gruppo delle “magnifiche sette” che hanno voluto dimostrare il loro guasto d’amore più profondo, scendendo in campo con il nome delle mamme sulle maglie dei calciatori.
Perché ci sarebbero tante altre vittorie in una, oggi. Ma alla fine la più bella, quella da cui tutte traggono origine, è sempre quella fatta dalle mamme: grazie di averci fatto genoani! 

Diego Pistacchi


Diego Pistacchi