Facce da genoani
Lombroso, antropologo, accademico, filosofo e giurista, padre della moderna criminologia, e’ stato a suo tempo molto criticato fino al punto da essere radiato dalla Societa’ Italiana di Antropologia. Eppure forse qualcosa di vero in quello che sosteneva, c’era.
Quando, infatti, ero adolescente e passavo da De Ferrari, riconoscevo facilmente i genoani da cosa? Ma dalla faccia, manco a dirlo!
Eppure mica facevano tutti lo stesso mestiere, e neppure appartenevano tutti alla stessa fascia sociale. Anzi….
I genoani di De Ferrari erano un’emanazione trasversale della societa’ genovese, e a contraddistinguerli era la genoanita’, come se fosse un fatto ereditario.
Ricordo Franco il portuale che al primo fischio dell’arbitro contro il Genoa era gia’ attaccato alla rete di cinta sotto la Nord; Enzo il citofonista che per il Genoa litigava con tutti; Franceschin l’elettricista coi baffetti alla sudamericana, che abitava nel Centro Storico e stava a De Ferrari fino a dopo mezzanotte per aspettare l’arrivo del Secolo XIX e del Lavoro nell’edicola lato carruggi; Gino il parrucchiere che nelle trasferte era pronto a litigare con chiunque criticasse il Genoa; e poi un impiegato della Societa’ Italia; un dirigente dei Vigili Urbani; un giornalista dell’Ansa che tutte le sere prima di cena passava a darci le ultime notizie sul Genoa; un panettiere che a volte ci portava la focaccia; un pregiatissimo artigiano della cioccolata, forse il migliore di Genova, che aveva la fabbrica in vico Castagna dove c’era anche una famosa Casa Chiusa molto frequentata; il signor C. della Genova “bene”, di cui ricordo solo il cognome che non nomino per riservatezza, sempre elegantissimo, giacche all’inglese di tessuto pregiato, pullover di cachemire e camicie di Finollo, che ci parlava del Genoa degli ultimi scudetti; un altro della Genova benestante che aveva visto anche lui De Vecchi & Co. e veniva -in sua assenza- affettuosamente chiamato “Cirano” indovinate perche’.. 😊
Elio che lavorava nelle Ferrovie e non perdeva una trasferta del Genoa; Walter che aveva giocato nei ragazzi del Genoa e raccontava che negli allenamenti si trovava contro Abbadie che era così funambolico e veloce da non fargli letteralmente nemmeno vedere il pallone; Nino così emotivo per il Genoa da essere colpito da infarto al Ferraris dopo un gol del Grifone; Antonio chiamato “o bancâ” artigiano del legno anche lui purtroppo finito nel mondo dei più, mentre tifava per il Genoa al Ferraris; un nipote di Catto il centravanti degli ultimi scudetti; un ex impiegato della Sede del Genoa, che a quei tempi era a De Ferrari, e ne raccontava delle belle sul perche’ Di Stefano prima e Schiaffino dopo non sono venuti al Genoa e Verdeal e’ stato ceduto senza un perche’ apparente; e poi portuali, ex naviganti; operai, impiegati, dirigenti, gente di tutte le categoria sociali, che parlava genovese e aveva in comune la passione per il Genoa……
C’era un mondo di genoani alla Rametta di De Ferrari, e tutti avevano una cosa in comune: l’espressione del volto. La faccia.
Una faccia che parlava e diceva chiaramente: sono genoano. E il resto mancia.