FORZA IO
In questo periodo ho capito che anche l’essere tifoso è cambiato.
Non è più una questione di appartenenza, non è più una questione di passione, tantomeno di orgoglio. Non è sicuramente una questione di fede, tantomeno una questione di famiglia.
In un mondo che stenta oramai a riconoscere le differenze tra uomo e donna, mi rendo conto che è impossibile oggi dare un significato alla parola “campanile” che vada oltre ad un filmato di TikTok, ad una recensione su Tripadvisor, ad un like su un post.
Con chi parlavo la settimana scorsa in Gradinata? Di quando una volta l’orgoglio e la fierezza era mostrare i propri colori in giro. Oggi le leggi, le telecamere, sti cazzo di cellulari che riprendono, come se fossero i telefonini ad avere quella voglia morbosa di fotografare una disgrazia, hanno uniformato le “divise”. Siamo tutti arrotolati dentro un NF nero, abbiamo modificato il concetto di “chi ce l’ha più lungo” riferendoci ad un tubo verde, abbiamo purtroppo reso uno “sfogo sociale” come il calcio un enorme Grande Fratello dove gli unici nominati sono i tifosi.
Oggi parlare di calcio è impossibile; hanno dovuto mettere ex calciatori accanto a giornalisti che ex non lo possono essere perchè il giornalismo è morto ed un campo lo hanno forse sfiorato alla Playstation, per trovare qualcosa a cui appoggiare le loro tesi che nascono negli stanzoni e non più sui campi.
Una volta nei bar, al parco, sui pullman mentre macinavi km, si parlava, ognuno diceva le proprie stronzate ed avevi il buongusto di vedere chi parlava. Capire chi e cosa fosse. Capire non solo da un tweet se era una persona credibile o meno.
Mi piace leggere gli articoli “ultras” sulle pagine, per capire i fatti, magari aggiornarmi sulle dinamiche, a volte anche solo ricordare quella decina di volte dove mi sono trovato in mezzo alla mischia, altre dove l’ho solo vissuta da vicino, altre dove me l’hanno raccontata e basta. Altre dove l’ho raccontata io. Mi fanno ridere i commenti “c’ero”, “presente”, quello che indicando un pixel scrive “sono quello li”. Il problema è che manca la prova contraria. E scendere nel campo delle contraddizioni è un gioco a perdere.
Quindi…tutti fenomeni. Tutti accreditati da fatti compiuti oppure no, tesi scritte oppure no, onde cavalcate…oppure no.
Quello che tocca sottolineare è come si sia smesso di fare il tifo per una passione a fronte di un egocentrismo sempre più esagerato, sempre più esasperato, sempre più imperante.
Per qualsiasi cosa, per qualsiasi fatto, per qualsiasi motivo.
Abbiamo perso la capacità di “essere sul pezzo” sul serio, mettendoci da soli nel recinto imposto dai social e dalla cultura di oggi.
Questo è davvero grave. Perchè non sappiamo più chi abbiamo di fronte, nel bene e nel male.
Ho trovato gente che scrive “ci sarebbe da ridare indietro l’abbonamento” perchè non spendono 400k per un calciatore. Che poi si sa che riempirsi la rosa di gente da 400k è la soluzione migliore.
Oppure solamente la più semplice?
Non conosco la parola “rassegnazione”, non conosco la parola “rinuncia”, non accetto la parola “sconfitta” anche se ne riconosco l’importanza che gli viene assegnata. Perchè ripartendo dalle sconfitte e capendone i motivi si possono costruire le vittorie. Lo dice la Storia, non lo dico io.
Sono nato Genoano, con i valori che mi hanno insegnato i vecchi che mi parlavano in dialetto, con la tradizione ed il blasone che si porta dietro il Vecchio Grifone dalla prima partita che ho visto, con le idee e le compagnie imparate e condivise in Gradinata Nord.
“Noi vinciamo perchè esistiamo” si diceva manco troppo tempo fa.
Chi se lo è dimenticato…non ha manco più bisogno di “andare al cine”…perchè la pantomima che è diventata essere tifoso la potete vivere ovunque. Basta un cellulare ed una linea internet.
SEMPRE ALE’ GENOA