La fragilità di un sistema
Stiamo toccando con mano quanto sia fragile un sistema che senza poter disputare competizioni rischierebbe il fallimento e la chiusura. Ormai da anni questo sistema dipende da agenti patogeni che nulla hanno a che vedere con lo spettacolo e tanto meno con il Coronavirus, ma ne determinano la sopravvivenza e si identificano principalmente nei media e nelle scommesse. Non c’è cura però, non esiste un antivirus, perché le cifre in circolo sono pazzesche e richiedono ormai l’intervento di Fondi d’investimento stranieri che pompino altre risorse. Non si sa la provenienza di questi denari, come non si sa la provenienza di altri denari che in tempi di Coronavirus, vengono immessi nel tessuto industriale e produttivo (c’è però il sospetto che se ne occupi mafia e ‘ndrangheta). Sta di fatto che quando un settore come il calcio è in crisi, è ancora più facile presupporre che al capezzale del malato, ammalatosi per via degli agenti patogeni enunciati sopra, accorra con ancor più piacere quella pletora di interessi opachi ed ambigui che comunque sono parte attiva degli stessi agenti patogeni, in un circuito perverso e senza soluzione, a parte quella finale del fallimento. Fossi il Governo, oltre a revocare la concessione delle autostrade ai Benetton, fermerei il campionato di calcio, ma non per Coronavirus.