Lazzi e Greyhound…
Sulla Giulietta azzurra di papà, tra sabato e domenica s’andava a Sestri Levante e sull’Aurelia vedevamo Pamic, con quel suo passo cadenzato, fermo, faticoso e risoluto, il finestrino tirato giù e: forza dai… l’epoca dei Lazzi di quell’odore spesso di gasolio e vomito lavato alla belle e meglio, mentre ulivi e glicini facevano da contorno al viaggio, così era anche per andare, sempre in Giulietta azzurra di papà, a Varazze, dov’è sepolto il nonno, lì palme ed oleandri, a ricordarmi Salgari e pensavo con paura: ora spunta Tremal-Naik da dietro un muretto a secco. Ricordi di bambino, commisurato all’oggi dove si torna alla vecchia, bella e solida Via Aurelia, dove si sale e scende, dove il percorso se lo son mangiati col cemento su colline ed arenili ed ora ci stupiamo se un forza 4 s’infrange contro queste porcilaie di costruzioni, mentre lo yacht ti entra al bar a chiedere un caffè, provocando danni da milioni. Le A di Autostrade, col numero seguente date in concessione, sembrano ormai una battaglia persa, tipo navale, di lì non passi e se ci passi t’affondo come un incrociatore, si può così affermare che questa terra s’è fermata ai Lazzi, alla Greyhound italica da chilometro quadrato.